
fiori-poesie: Giovanni Pascoli
Data Sun 4 November 2007 8:00 | Categoria: Eftimios
| Continuo a parlarvi, a parlarti di Eftimios, oltre il racconto-testimonianza della sua vita breve che ho pubblicato fin qui.
Vorrei ora costellarlo intorno, Eftimios - nel suo cielo, e seminarci sopra - alla sua terra, un po’ di fiori, ma non fiori recisi, agonizzanti, e nemmeno fiori piantine, moriture, bensì fiori di carta, fiori di parole, fiori-poesie insomma, sempreverdi. Lo farò con i fiori della poesia italiana di tutti i tempi. Un poeta, una poesia.
Comincio con Novembre di Giovanni Pascoli, una poesia che amavamo, che amiamo, una poesia perfetta. E comincio con la perfezione perché troppi ancora pensano che ‘la perfezione non è di questo mondo’. Amico mio peccatore, amica mia peccatrice, se hai occhi per vedere e orecchie per sentire, leggi e senti questa poesia, e convertiti.
Questo in generale. In particolare, nota – ti prego - che la prima parola di questa poesia suona “gèmmea” con l’accento sulla prima e. Viene da "gemma", da “gemmare”. Memorabile il fatto che Pascoli parli d’autunno e scriva di primavera, no?
Novembre
Gèmmea l’aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l’odorino amaro senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini e orti, di foglie un cader fragile. È l’estate, fredda, dei morti.
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