Dentro un orto si gonfia di silenzio un cane morto.
Nota di composizione. Questo è uno di quegli haiku che ‘vedo’ come successione di immagini e mi limito a comporre con le parole che affiorano. Ho ‘sognato a occhi aperti’, e parlo di sogno perché quello che ho visto non era il ricordo di un’esperienza, ma una visione nuova e frammentata, dai confini incerti, come nei sogni appunto, e insieme vagamente cinematografica. Mi trovo dunque improvvisamente in un orto, verde di erbe (?), alberi (?), marrone di terra rivoltata, e tra i filari, prossimi, di una vigna, nella luce di un giorno d’estate, qualcosa di grigio e bianco, ondeggiamento del mio punto di vista, e la massa allungata tra, ora dietro i filari di viti con foglie, in un breve slargo di terra, si rivela essere un cane. Morto. Gonfio. È fermo? Si muove? – mi domando come sempre davanti a un morto. Mi pare si stia gonfiando, ma non di aria – del silenzio che impregna l’orto, e la campagna circostante - che non vedo ma ‘sento’, come sento ancora più lontana una strada asfaltata, e un paese antico.
Pasquale Misuraca
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