Ricordo di gioventù1. Assiduo lettore del quotidiano Q, scrivo una lettera molto critica alla redazione: viene pubblicata. M'accorgo indignato che un periodo è stato tagliato. Ricontrollo: non c'è dubbio, sono stato censurato. Non esito nemmeno un istante e la mattina seguente sono alla sede del quotidiano e chiedo di parlare con chi si occupa delle lettere dei lettori. M'indicano la tipografia. Là c'è un giovane - ha pressappoco la mia età - intento a comporre una pagina a stampa. Finalmente! Sono stupito dalle sembianze che il Male può a volte assumere. Fuori di me, mi presento: "Sono il lettore che ha scritto quella lettera pubblicata sul numero di ieri…"
M'interrompe, chiamando a raccolta i colleghi: "Ehi ragazzi, questo è il compagno che ha scritto quella favolosa lettera che abbiamo pubblicato ieri. Ci è piaciuta tantissimo, sai?". Mi copre d'elogi, insiste che quella è la lettera migliore ricevuta da tanto. È un fiume in piena: entusiasmato dall'incontro, non mi lascia parlare. Sono confuso ma poi mi faccio forza e sferro il mio attacco: "Me l'hai tagliata, hai tagliato un intero periodo". "Si, vedi, non avevo abbastanza spazio e doveva stare su due colonne alte esattamente eguali. Non volevo proprio tagliarlo, ma poi mi sono accorto che c'era una ripetizione. Vedi, quella frase era ripetuta due capoversi più sotto; non solo il concetto, ma proprio la frase, quasi parola per parola. Vedi?" Impossibile. Rileggo la mia lettera - l'originale, che lui aveva conservato sul tavolo di lavoro. Poi con calma la rileggo: aveva ragione lui, l'avevo già detta quella cosa, continuavo a ripetermi!
Non c'era dubbio, aveva compreso il "mio" punto più chiaramente di me. Lui ammirava il mio testo: io preferii il suo. Lui avrebbe voluto essere me, lo lasciai desiderando d'essere lui.
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1 Questo è un post polemico. Suggerito dalla lettura di un articolo di Eugenio Scalfari che ben inizia e male continua. Un chiaro esempio di qualcosa che sarebbe stato meglio interrompere. Come la stragrande maggioranza dei testi di qualità (degli altri non c'occupiamo) che vengono pubblicati oggi - specialmente sul Web. Avanziamo una proposta: chiunque pensasse d'avere qualcosa da dire dovrebbe trovare un amico che riducesse il testo finale almeno della metà. Per rispetto verso i lettori, per evitare che questi perdano interesse nella lettura. O che - peggio ancora - non lo perdano.
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Per comodità del lettore, abbiamo aggiunto qui di seguito, le lezioni di Bernstein menzionate da quell’altro venises.
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