di fulmini Data Fri 22 December 2006 8:00
Nella casa sui monti Sabatini, da un lato il lago di Bracciano e il Tirreno, dall’altro la vallata di Sutri e l’Appennino, allevavo colombi. All’inizio di colore blu, viola, terra variamente bruciata, grigio, ero riuscito infine aggiungendo e incrociando a ottenere covate di colombi quasi bianchi. Un giorno fra i tanti ne individuo uno, più grande, più elegante, più bello, perfettamente bianco. Come volava tracciando traiettorie ampie e solitarie nel cielo della terra e dell’acqua! Ci tenevamo d’occhio, discretamente. Anche in questo era diverso dagli altri: non s’intimoriva, e non s’allontanava quando gli capitavo vicino. Un pomeriggio - era giovanissimo ancora - stavo seduto accanto al tavolo sotto la quercia che fiancheggiava la casa. Eccolo il colombo disegnare le sue figure, leggero, veloce, allegro, in alto e d’intorno, fino a stordirmi, e poi planare e posarsi a un palmo dalla mia mano stesa sul marmo. Mi guarda, piega l'ala, vi poggia la testa, e come addormentandosi muore.
|