di fulmini Data Sat 6 December 2008 8:00
Quartiere romano di Centocelle. Entro in una vetreria per procurarmi il vetro di una finestra rotta. Il vetraio fuma, un cane sdraiato pancia a terra e ciuffo sugli occhi mi segue in panoramica pupillare. Quando il vetraio ha tagliato e involtato nel giornale il vetro, infilo la mano in tasca per pagare, e il cane abbaia. Mi volto interrogativamente verso il cane (sono figlio di un gran cinofilo, guardo in faccia i cani che abbaiano), il cane si è alzato in piedi e abbaia, la coda però è festosa e il pelo non è rizzato. “Buono...” dice il vetraio al cane e mi guarda con la bocca a barchetta. “Che vuol dire?” mi informo. “Niente... ogni volta che un cliente se ne va lui abbaia... je dispiace...” Vado via col vetro sottobraccio, il cane abbaia, abbaia, poi è inghiottito dal rumore di fondo della periferia. Ma io non smetto di sorridere felice. Un cane che abbaia quando te ne vai e non quando arrivi è una mano santa.
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