Sto al suo fianco, lei è tesa, è irrequieta, non sta nella pelle. Dove sta? Domandiamoci prima dove vorrebbe stare: nell’aria, come una saetta tra la corda e il bersaglio, e dove vorrebbe vivere: nel tempo presente, tra il passato e il futuro. Ma non può: qualcosa la trattiene, e sta nell’inferno senza tempo e senza spazio: non vive, non nasce, non muore.
Bianchi i capelli, rosa le rughe, cenere le pupille, un mantello l’avvolge tutta, tutta trema e intera s’agita, sognando la fermata, si controlla a fatica, mira de soslayo, quasi non respira, ma ecco che l’ottantasette inteso come autobus frena nel Largo di Torre Argentina a Roma, e prima che s’arresti lei è in piedi in un baleno. Le porte s’aprono, i passeggeri scendono, i passeggeri salgono, e la compagna di viaggio si dispone alla fermata che verrà.