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briciole musicali : Petrarca |
di venises , Thu 11 April 2013 5:00 |
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Franz Liszt (1811-1886): Pace non trovo Sonetto 104 del Petrarca (sonetto propostoci da Nefeli )
| Pace non trovo
Pace non trovo e non ho da far guerra e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio; e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra; e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.
Tal m'ha in pregion, che non m'apre nè sera, nè per suo mi riten nè scioglie il laccio; e non m'ancide Amore, e non mi sferra, nè mi vuol vivo, nè mi trae d'impaccio.
Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido; e bramo di perire, e chieggio aita; e ho in odio me stesso, e amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido; egualmente mi spiace morte e vita: in questo stato son, donna, per voi.
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Ecco la definizione clinica di dualismo bipolare
Mattio Rampollini (1497-1553): Solea da la fontana di mia vita Sonetto 331 del Petrarca (versione arpa solista e versione cantata)
Solea da la fontana di mia vita
Solea da la fontana di mia vita allontanarme, et cercar terre et mari, non mio voler, ma mia stella seguendo; et sempre andai, tal Amor diemmi aita,
in quelli esilii quanto e’ vide amari, di memoria et di speme il cor pascendo. Or lasso, alzo la mano, et l’arme rendo a l’empia et vïolenta mia fortuna, che privo m’à di sí dolce speranza.
Sol memoria m’avanza, et pasco ’l gran desir sol di quest’una: onde l’alma vien men frale et digiuna.
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Commenti |
Inviato: 11/4/2013 12:22 Aggiornato: 11/4/2013 12:22 |
Autore: fulmini |
Uno 'strambotto' di Machiavelli, in certo modo legato al tema proposto da Venises:
Io spero, e lo sperar cresce ’l tormento: io piango, e il pianger ciba il lasso core: io rido, e el rider mio non passa drento: io ardo, e l’arsion non par di fore: io temo ciò che io veggo e ciò che io sento; ogni cosa mi dà nuovo dolore; così sperando, piango, rido e ardo, e paura ho di ciò che io odo e guardo.
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Inviato: 11/4/2013 21:35 Aggiornato: 11/4/2013 21:35 |
Autore: nefeli |
Bella interpretazione (intendo quella bipolare) del sonetto!
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Inviato: 12/4/2013 0:16 Aggiornato: 12/4/2013 0:16 |
Autore: venises |
Si, doppiamente. È un'emozione rara incontrare chi ha gli occhi che vedono.
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Inviato: 14/5/2013 22:08 Aggiornato: 14/5/2013 22:18 |
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La fase maniacale sembra segnata da un presente che pare non aver legami col passato e dalla incapacità di pensare al futuro. Il momento attuale, l'istante, è tutto ciò che si può concepire rispetto all'essere in contatto con la realtà e il mondo, alla ricerca di novità e stimoli che non necessariamente costruiscano una profonda biografia: "Solea dalla fontana di mia vita allontanarme". Nella fase malinconica invece, l'esperienza più significativa è legata alla perdita, situata in un passato dalle dimensioni assolute: "Sol memoria m'avanza".
Costanza
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Inviato: 11/6/2013 16:49 Aggiornato: 11/6/2013 16:52 |
Autore: nefeli |
Mi colpisce una cosa che non avevo notato debitamente prima, e cioe' quel "sol memoria m'avanza". Eccone la versione leopardiana, dall'Ultimo canto di Saffo:
Morremo. Il velo indegno a terra sparto Rifuggirà l'ignudo animo a Dite, E il crudo fallo emenderà del cieco Dispensator de' casi. E tu cui lungo Amore indarno, e lunga fede, e vano D'implacato desio furor mi strinse, Vivi felice, se felice in terra Visse nato mortal. Me non asperse Del soave licor del doglio avaro Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno Della mia fanciullezza. Ogni più lieto Giorno di nostra età primo s'invola. Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra Della gelida morte. Ecco di tante Sperate palme e dilettosi errori, Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno Han la tenaria Diva, E l'atra notte, e la silente riva.
C'e' una continua, sofferente, inestinguibile disperazione nel parlare degli errori, in Leopardi. Ma finiamo con una nota di sollievo. Al termine di Aspasia dice: Che se d'affetti Orba la vita, e di gentili errori, È notte senza stelle a mezzo il verno, Già del fato mortale a me bastante E conforto e vendetta è che su l'erba Qui neghittoso immobile giacendo, Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.
Nefeli
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