A volte sbottava nel silenzio della controra, alzando una mano verso il pergolato della bocciofila del quartiere romano di San Lorenzo: “Una vite americana! Ma non era mille volte meglio l’uva regina o lo zibibbo, o la sultanina, e persino, ecco, un’uva fragola, che come l’americana non conosce la peronospera però, volendo, si può mangiare?” Altre volte brontolava tra sé nel cicaleccio serale, tra un goccio di chinotto sorseggiato e un goccio d’acqua fatto, sollevando gli occhi da 'l’Unità' e puntandoli lontano: “Errare humanum est, perseverare Ovest.”